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Notiziario – riflessioni

LA NUOVA VITA DEI MIGRANTI COL PAPILLON (Luca Testa)

6-1Morte, povertà, abbandono. Quando s’affronta il tema dei migranti il primo pensiero cade inevitabile sul lungo elenco di privazioni e sofferenze. Poi c’è chi pensa all’ordine pubblico e chi invece si preoccupa (e occupa) dell’accoglienza. In questa centrifuga di contrasti, tra azioni e opinioni, qualcuno lavora per offrire opportunità reali. E il riscatto può passare anche da un papillon.

 Accade in Sicilia, nell’isola del sole. Qua la cooperazione e l’imprenditorialità trovano un felice punto d’incontro. Profit e non profit, insieme per la costruzione di piccoli grandi sogni. Come quello di avere un lavoro, ad esempio. Per molti è sinonimo di autonomia e dignità. E la cinquantina di ragazzi e ragazze ospiti del centro di soccorso e prima accoglienza (Cpsa) di Capocorso, a Siracusa, sanno bene cosa significa.

 L’articolo sulla nuova vita dei migranti continua nell’ ALLEGATO

L’APARTHEID DELLE BANLIEUE. (Raffaele Masto)

domenica5La vicenda di Theo, il giovane di 22 anni picchiato e stuprato da quattro poliziotti in una banlieue di Parigi, riporta alla ribalta un problema che periodicamente torna di attualità. Un problema che non è solo francese, ma che ci riguarda da vicino.
Nel 2005 a Parigi c’era stata una rivolta di venti giorni ma gli episodi di violenza e di protesta, in questi dieci anni, sono continuati, anche se non clamorosi come allora. Recentemente, dopo l’attacco terroristico all’aeroporto di Bruxelles, il mondo intero aveva conosciuto Molenbeek, di fatto una delle banlieue del Belgio, che aveva ospitato i terroristi che avevano colpito l’aeroporto. Si tratta di un quartiere di circa sei chilometri quadrati, abitato in stragrande maggioranza da una popolazione, originaria direttamente o di seconda generazione, proveniente dal Maghreb. Di fatto ogni città europea ha la sua (o le sue) Molenbeek.

Sono luoghi di confine, delle Township prodotto dell’emarginazione sociale, politica, economica che altro non è che una forma di razzismo. Sì, razzismo. Una brutta parola, che ci squalifica, che quasi ci offende ma che è una realtà. Gli episodi, oltre a quello inqualificabile dei quattro poliziotti parigini, che possono essere qualificati con questa parola sono tanti. Potrei fare una lunga lista… che evito di fare.
In passato abbiamo definito apartheid la realizzazione di luoghi in cui i “diversi”, gli “stranieri” venivano relegati. In Sudafrica erano istituzionalizzati. Nelle città della civile Europa del Terzo Millennio sono una creazione “di fatto”, ma estremamente reale. Una dimostrazione che l’Europa sul tema integrazione ha fallito.
Raffaele MASTO – Buongiorno Africa – 08.02.17

QUEL RAZZISMO SUBDOLO CHE NON È MAI SCOMPARSO…(Raffaele Masto)

fermoVi ricordate Emmanuel, migrante fuggito con la moglie dalla Nigeria di Boko Haram, e ucciso a pugni e a calci per averla difesa dagli insulti da un italiano?

Quattro anni ottenuti con il patteggiamento davanti al giudice, arresti domiciliari, ma con il permesso di andare al lavoro tutti i giorni. È tutta qui la condanna per avere ucciso a pugni e calci un immigrato africano colpevole di avere difeso la sua compagna dagli insulti dello stesso assassino. E’ quanto è stato stabilito dalla sentenza che ha chiuso la vicenda riguardante l’uccisione di Emmanuel Chidi Nnamdi, l’immigrato nigeriano morto a Fermo il 5 luglio 2016 in seguito al pestaggio subito da Amedeo Mancini, ultrà della squadra locale di calcio, finito in carcere subito dopo l’episodio.      L’articolo continua nell’ ALLEGATO

MAROCCO: LIBERTÀ DI LASCIARE L’ISLAM. (Roberta Gisotti)

domenica5Il Consiglio Superiore degli Ulema, massima autorità religiosa del Marocco, ha eliminato la pena di morte per il reato di apostasia dall’Islam.  Ha così ribaltato una sentenza di contenuto opposto decretata nel 2012. Il commento di Paolo BRANCA, docente di Islamistica e di Storia dei Paesi arabi all’Università cattolica di Milano.

Si tratta di una svolta storica, perché per la prima volta questa cosa viene riconosciuta come principio. In pratica, già la pena di morte per apostasia non veniva applicata nella maggior parte dei casi, con soluzioni – diciamo così – di comodo. La testimonianza di Branca continua nell’ ALLEGATO

MOBILITAZIONE PERMANENTE FINO AD APPROVARELA LEGGE SULLA CITTADINANZA

litalia-sono-anchioQuanto sono belli quei ragazzi africani che incontriamo in metropolitana e sentiamo che parlano un autentico romanesco. Perché non devono appartenere a noi? Non si può non far leggi su queste cose. Se eravamo un popolo monocolore ora siamo multicolore”.

 Con questa parole si è espresso mons. Nunzio Galantino, Segretario della CEI, presentando, il comunicato finale del Consiglio Episcopale Permanente della CEI. “Ius soli e ius culturae”, sono due concetti che dovrebbero ispirare una legge sulla cittadinanza, ricordando che tra le proposte dei vescovi in questi giorni figurano anche quelle di affidare a case famiglia i minori non accompagnati e riconoscere la cittadinanza per quanti hanno conseguito nel nostro Paese il primo ciclo scolastico. Riconoscere la cittadinanza ai ragazzi immigrati che frequentano le nostre scuole “vuol dire cominciare a ridurre la platea dei cosiddetti irregolari: gli immigrati non sono tutti irregolari o clandestini, non è il colore della pelle a fare ‘un irregolare’ e dell’irregolare un delinquente”. Parole in perfetta sintonia con il progetto sostenuto dalla campagna “L’Italia sono anch’io”.       L’articolo sulla cittadinanza continua nell’ ALLEGATO

I BIMBI DEL CONGO RACCOLGONO 238 EURO PER I COETANEI ITALIANI

4-1I soldi arrivano da Kingoué, un distretto di trenta villaggi e quindicimila abitanti nella Repubblica del Congo con la speranza di dare il proprio contributo per aiutare le persone colpite dal terremoto.

Il bonifico è arrivato a metà dicembre. La cifra, 238 euro, era stata inviata da Kingoué, un distretto di trenta villaggi e quindicimila abitanti nella Repubblica del Congo, ai margini della foresta pluviale dove non c’è luce né acqua corrente. Nove abitanti su dieci non hanno stipendio, vivono coltivando manioca, mais, ananas, oppure allevando mucche, maiali, pecore, capre.

L’articolo prosegue nell’ ALLEGATO

ORMEA, DOVE IL LAVORO RAFFORZA L’INTEGRAZIONE (Paolo Ferrario)

In venti hanno preso il patentino europeo per lavorare con la motosega nei boschi, altri hanno imparato a riparare i muri a secco e i terrazzamenti coltivati, altri ancora hanno pulito castagneti secolari ormai ridotti a un accumulo di rovi. Insomma, non sono rimasti con le mani in mano, i 35 giovani rifugiati di Ormea, piccolo comune dell’Alta valle del Tanaro, in provincia di Cuneo.

3-1 Il loro arrivo, un anno fa, aveva scatenato la rivolta di una parte dei 1.650 abitanti, disposta a pagare di tasca propria i cinquantamila euro al proprietario dell’albergo – che aveva dato alla Prefettura la disponibilità a ospitarli – pur di tenerli lontani dal paese. Dopo giorni di tensione, ci ha pensato il sindaco a stemperare gli animi, assumendo in proprio la gestione dell’accoglienza. Ormea è così diventato il primo (e finora unico caso) di gestione pubblica diretta dei migranti.
«D’accordo con la Prefettura – spiega il sindaco Giorgio Ferraris – abbiamo sistemato e messo a disposizione l’ex-casa di riposo per anziani, di proprietà dell’Ipac “Casa di riposo Renzo Merlino”, ente totalmente pubblico gestito da un consiglio di amministrazione nominato dal Comune».
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IMMIGRAZIONE: I MODESTI DATI DELL’INVASIONE (Raffaele Masto)

Boko-Haram_11Sono usciti i dati di Frontex sull’immigrazione nel 2016: 181 mila gli arrivi in Italia, praticamente con un incremento di meno del 20% rispetto all’anno precedente. Insomma cifre che non dovrebbero fare gridare allo scandalo o all’emergenza.

Gli arrivi in Europa sono, di fatto una immigrazione africana e la pressione proviene dai soliti paesi, direi tre sostanzialmente: Nigeria in primo luogo per un motivo comprensibile, direi statistico: è il paese più popoloso del continente, quasi 200 milioni di abitanti ed è un paese con molti punti critici, a cominciare dal nord est dove opera la famigerata setta jihadista di Boko Haram che ha prodotto una crisi umanitaria catastrofica che si sta consumando praticamente nel silenzio. Ci sono circa cinque milioni di persone a rischio fame, praticamente profughi, sfollati interni o rifugiati che hanno lasciato i propri villaggi per timore degli attacchi dei miliziani di Boko Haram ma anche per le violazioni dell’esercito che non è da meno.
L’articolo di Masto continua nell’ ALLEGATO

IMMIGRATI IMPRENDITORI: È BOOM (Alessia De Luca)

A. De Luca
A. De Luca

In quattro anni il numero delle imprese condotte da immigrati è cresciuto del 21%, il che significa che, in pratica, un’impresa su dieci è guidata da uno “straniero”. Queste realtà producono il 6,7% del prodotto interno lordo nazionale.

È a guida di immigrati quasi un’impresa su dieci di quelle registrate in Italia. Lo rileva il terzo Rapporto Immigrazione e Imprenditoria, a cura del Centro studi e ricerche Idos, in collaborazione con la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa (Cna) e con MoneyGram, presentato il mese scorso a Roma. Lo studio certifica che quella delle imprese immigrate nel nostro paese è una crescita impetuosa che conta ormai 550.000 aziende che producono 96 miliardi di valore aggiunto, il 6,7% della ricchezza nazionale.       L’Articolo di De Luca continua nell’ ALLEGATO

IL CASO DI ANIS AMRI: PIÙ FRONTIERE PIÙ SICUREZZA. MA È PROPRIO VERO?

STRAGELa vicenda del terrorista tunisino che ha travolto con un Tir il mercatino di Berlino facendo dodici morti rischia di diventare controproducente per tutte le vicende legate alla questione immigrazione.

Media, politici, analisti adesso criticano, protestano, si indignano per il fatto che Amis Amri abbia potuto colpire Berlino, fuggire per tutta la Germania, attraversare il confine con la Francia e poi quello con l’Italia senza essere riconosciuto e catturato.
C’è già chi strilla per chiedere maggiori controlli, chiusura delle frontiere, abolizione o sospensione di Shengen. Se costoro verranno ascoltati l’Europa di fatto farà un passo indietro e la vita dei migranti si farà più difficile. Si sa che molti di loro, costretti a restare in Italia dopo il loro arrivo, vorrebbero raggiungere altri paesi europei, cioè vorrebbero muoversi. Non potranno. Inoltre quei paesi, come l’Ungheria e l’Austria, che hanno adottato politiche di chiusura totale delle loro frontiere con barriere, muri e reticolati finiranno per vedere tollerate o addirittura approvate le loro decisioni.   L’Articolo di Masto continua nell’ ALLEGATO