L’Ufficio diocesano per il dialogo interreligioso di Bergamo ha proposto ad una giovane studentessa universitaria di fede islamica, che vive e lavora in quella provincia, di raccontare il Ramadan. È stata un’iniziativa culturale a sostegno della conoscenza reciproca per capire meglio e più da vicino che cosa accade in questo periodo nelle comunità musulmane che vivono tra di noi. In questo articolo riportiamo l’ultimo intervento.
Una delle cose belle di questo periodo è riuscire a dedicarmi di più alla lettura. Specialmente trovare nel fine settimana anche del tempo per leggere il Corano. Quando ero piccola odiavo la domenica mattina. Dopo una settimana di scuola non mi veniva concessa quell’ora in più di sonno. Motivo? I miei genitori insistevano che mi svegliassi per imparare qualche sura e trascriverla a mano. Non capivo cosa facessi di male per non meritare del riposo e tanto meno perché dovessi memorizzare delle preghiere se tanto erano scritte, immobili e non sarebbero scappate da nessuna parte. Quando poi chiedevo ai miei amici se anche i loro genitori li obbligavano a fare lo stesso mi rispondevano di no, che loro le preghiere le leggevano e basta e che a memoria ne sapevano poche. All’epoca non conoscevo altri bambini non cristiani con cui confrontarmi, perciò ero giunta alla conclusione che fosse solo un’ossessione antiquata dei miei genitori. Continua nell’ ALLEGATO
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